mercoledì 22 ottobre 2014

Una staffetta tra Lilla e Zappia offre l’occasione alla vita di entrare in stop motion. Quando il calcio si legge emozione

Se dovessimo raccontare una storia a bordo campo al termine di una partita magari tenendo il pallone tra le mani seduti sull’erba, non ci sarebbe storia migliore di quella che racconta la vita di due giovani atleti che hanno guardato la morte in faccia riuscendo a trovare dentro se stessi e negli affetti che li circondano un motivo per rialzarsi e ricominciare. Il campionato è quello degli Juniores regionali, nel girone A la Larcianese in trasferta suona tre reti in casa del Don Bosco, ma è nel turn over deciso dal mister Emiliano Tarabusi che entra la vita con un assist perfetto. La staffetta infatti è tra Fabio Lilla e Massimiliano Zappia e la storia è quella da ricordare e su cui riflettere. Il primo, Fabio Lilla ex promessa del Tau calcio un anno fa è costretto a fermarsi a causa di un grave incidente stradale. Il secondo, Massimiliano Zappia, resta quattro mesi in ospedale con un virus che fa temere per il peggio. “Fabio Lilla giocava nel Tau – racconta l’accompagnatore Lazzeri – e quando sono diventati campioni d’Italia Fabio ha avuto un incidente. Si è fracassato tutto e ha passato molti mesi in ospedale ed è stato completamente fermo tutto lo scorso anno. Lui è ancora di proprietà del Tau ma abita a Larciano e anche prima dell’incidente l’intenzione era quella di venire a Larciano, così è stato per questa stagione. Ha fatto molta riabilitazione sia per recuperare una normale mobilità che poi per poter ricominciare ad allenarsi, tra maggio e giugno ha ripreso anche gli allenamenti e poi è partito con la solita preparazione. All’inizio è stato aggregato alla Juniores con la speranza di mandarlo in prima squadra e ce l’ha fatta. Al Tau era un esterno d’attacco, adesso è un tre-quartista e lo utilizzo come terza punta. Il recupero fisico è ormai completato adesso ha solo bisogno di giocare, di riprendere appieno. All’inizio del campionato ha avuto un piccolo stiramento, ma nulla di che. E’ stato impiegato a minutaggi parziali, poi sabato è partito titolare e ha giocato molto bene. Dal punto di vista psicologico è sempre stato seguito dalla società che ha rispettato i suoi tempi, credo che sia stato un passo importante il fatto che nessuno gli abbia messo fretta. I ragazzi gli sono stati vicini e poi quest’anno si è riaggregato bene, siamo arrivati a un ottimo punto. Fabio prima ha rischiato la vita e poi anche di non poter giocare più, ha avuto una grossa forza di volontà e sono molto contento per lui”. La storia di Massimiliano Zappia la racconta ancora Lazzeri che conosce Massimiliano da quando aveva sei anni: “Massimiliano aveva vinto il campionato provinciale con la Juniores, poi lo scorso novembre il giorno dopo la partita si è sentito male e ha iniziato a sanguinare dalla bocca e dal naso: è stato in terapia intensiva per quasi un mese, ma ancora oggi nessuno sa questa infezione a cosa sia dovuta. Ha veramente lottato tra la vita e la morte essendo cosciente di quello che aveva. Poi, questo virus come è arrivato è andato via.  E’ stato in ospedale per 3 mesi poi a casa facendo continui controlli, era diventato pelle ossa, è stata un’esperienza devastante per la famiglia, per lui e anche per noi. Io lo seguo da quando aveva sei anni ed è stato emozionante vedere tutto l’affetto di chi lo ha sempre seguito, e sabato l’emozione è di quelle che si devono vivere e non si raccontano: ha giocato mezz’ora facendo molto bene e facendo anche un gol che è stato poi annullato. Il recupero per lui è stato più difficile rispetto a Fabio perchè non si sapeva cosa fosse veramente successo, attorno alla sua malattia c’era il buio anche da parte dei medici che ancora oggi non sanno spiegare cosa sia stato. Massimiliano ha una forte personalità ed è riuscito a farcela, nessuno pensava che potesse tornare a giocare e invece ci ha stupito e questo è grazie alla sua forza interna. Non è mai stato abbandonato. I valori delle persone sono dei valori molto forti e quelli veri sono quelli che non sono raccontati. L’anno scorso durante la malattia di Massimiliano ricordo che non fu semplice tenere la squadra, ma quegli stessi ragazzi che uscivano dall’ospedale con gli occhi rossi in campo hanno poi saputo reagire dando il massimo e da quart’ultimi siamo arrivati al terzo posto, c’è stata una reazione ed è stato questo forse che ha aiutato la squadra”.